Gli obblighi normativi, come la Direttiva CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive) che ha definito le scadenze obbligatorie per redigere il Bilancio di Sostenibilità in funzione delle dimensioni dell’azienda, e i successivi ripensamenti, come il pacchetto ‘omnibus’ e la cosiddetta direttiva ‘stop the clock’ sul rinvio delle scadenze, ci hanno fatto distogliere l’attenzione dal fatto che, oltre agli adempimenti di legge, emergono chiari trend di mercato e un’evoluzione sociale che sta modificando la percezione del valore aziendale: le banche integrano già da tempo i rating ESG accanto a quelli economici tradizionali.
La sostenibilità non rappresenta più un’opzione, ma una condizione necessaria per competere!
Per questo motivo, in attesa che vengano chiariti definitivamente i requisiti di legge e gli standard obbligatori applicabili, è fondamentale che anche le PMI inizino subito a intraprendere un percorso strutturato per rendicontare le proprie performance sostenibili
Questo processo richiederà tempo, un cambiamento culturale esteso a tutta l’organizzazione e una visione strategica capace di integrare la sostenibilità nel core business aziendale.
Report di Sostenibilità volontario per le PMI non quotate
A dicembre 2024 è stato pubblicato il documento “Voluntary Sustainability Reporting Standard for non-listed SMEs (VSME)” elaborato dall’EFRAG, su incarico della Commissione Europea, al fine di disporre uno strumento di rendicontazione semplice da utilizzare da parte delle PMI per rispondere alle crescenti richieste di dati ESG da parte di controparti commerciali (ad esempio, banche, investitori o grandi aziende di cui le PMI non quotate che operano come fornitori) in modo efficiente e proporzionato, nonché per facilitare la loro partecipazione alla transizione verso un’economia sostenibile.
Da un’analisi costi-benefici (CBA) del VSME, pubblicata da EFRAG, emerge che, sebbene i costi iniziali del reporting volontario superino i benefici nel primo anno, nel tempo l’impatto diventa neutro o positivo, favorendo la sostenibilità economica e ambientale dell’impresa. I vantaggi crescono se il processo è supportato da strumenti digitali accessibili, efficaci per la raccolta e la condivisione dei dati.
Successivamente, a maggio 2025, l’EFRAG ha pubblicato il “VSME Digital Template” e la sua Nota Esplicativa per facilitare l’adozione volontaria della rendicontazione di sostenibilità da parte delle PMI non quotate. Si tratta di uno strumento informatico che serve principalmente a tradurre i requisiti dello standard VSME in un formato Excel strutturato e accessibile, promuovendo la digitalizzazione e standardizzazione dei dati di sostenibilità, riducendo l’onere amministrativo per le PMI e consentendo loro di rispondere alle richieste di stakeholder come banche, investitori e grandi aziende, facilitando così l’accesso ai finanziamenti sostenibili e l’integrazione nelle catene del valore globali.
Per molte PMI, questo percorso di definizione e raccolta dati per le performance di sostenibilità può essere semplificato e rafforzato partendo da sistemi di gestione certificati, già operativi e strutturati per fornire dati e processi coerenti con le esigenze del reporting ESG.
Sistemi di gestione certificati per la rendicontazione di sostenibilità
Oltre al VSME, pubblicato da EFRAG come guida al reporting volontario, esistono altri modelli utili per integrare la sostenibilità in azienda. Per molte PMI, il modo più efficace per iniziare è valorizzare ciò che hanno già, partendo da sistemi di gestione certificati che forniscono dati e processi già allineati alle esigenze del reporting ESG.
Molte PMI dispongono già di sistemi di gestione certificati (come ISO 9001, ISO 14001, ISO 45001, UNI/PdR 125, PAS24000), che rappresentano una base solida per avviare la rendicontazione di sostenibilità. Partendo dai sistemi certificati, le imprese possono affrontare la transizione verso un reporting ESG efficace e proporzionato, senza dover ricominciare da zero.
L’integrazione dei sistemi di gestione con il reporting ESG, anche attraverso strumenti volontari come il VSME, diventa così una naturale evoluzione di un percorso già avviato su qualità, sicurezza o responsabilità sociale, orientato alla trasparenza e al miglioramento continuo.
Norme certificabili rilevanti per la sostenibilità
Data la complessità del tema, non esiste uno schema di certificazione unico che copra tutti gli aspetti della sostenibilità. Lo standard di riferimento è la ISO 26000 che rappresenta una guida di riferimento, sebbene non certificabile, promuove un approccio integrato alla sostenibilità, collegandola alla governance e ai sistemi di gestione aziendali. In Italia, UNI ha sviluppato prassi di riferimento come la UNI/PdR 18:2016 e la UNI/PdR 51:2018, nell’attesa di essere integrate in vera norma tecnica nazionale.
Poiché un’unica certificazione omnicomprensiva non sarebbe efficace, è più utile affrontare la sostenibilità per aree tematiche, adottando standard specifici su governance, ambiente, lavoro, aspetti sociali, mercato, ecc.
Questo approccio aiuta le imprese a rafforzare la resilienza e la competitività aziendale, creare valore e ridurre l’impatto su ambiente e società.
Tra gli standard e le norme certificabili più diffusi e rilevanti per la sostenibilità si segnalano:
- ISO 9001:2015 – Sistemi di gestione per la qualità – Requisiti.
- ISO 14001:2015 – Sistemi di gestione ambientale – Requisiti con guida per l’uso
- ISO 45001:2018 – Sistemi di gestione per la salute e sicurezza sul lavoro – Requisiti e guida per l’uso.
- ISO 50001:2018 – Sistemi di gestione dell’energia – Requisiti con guida per l’uso.
- ISO 37001:2016 – Sistemi di gestione per la prevenzione della corruzione – Requisiti con guida per l’uso.
- ISO/IEC 27001:2022 – Tecnologie dell’informazione – Sistemi di gestione per la sicurezza delle informazioni – Requisiti.
- SA 8000:2014 – Standard di responsabilità sociale – Requisiti per condizioni di lavoro etiche.
- PAS 24000:2022 – Sistemi di gestione della responsabilità sociale – Requisiti.
- UNI/PdR 125:2022 – Linee guida sul sistema di gestione per la parità di genere.
VSME e Standard ISO: un approccio integrato per la Sostenibilità delle PMI.
Il VSME adotta una struttura modulare e flessibile che riconosce le diverse capacità operative delle PMI. La rendicontazione si articola attraverso 20 indicatori organizzati in due moduli: un modulo base con 11 indicatori (dal B1 al B11) essenziali per tutte le PMI e un modulo completo con 9 indicatori aggiuntivi (dal C1 al C9) per le medie imprese. Questa flessibilità elimina il requisito della doppia materialità e consente di adattare il reporting alle dimensioni aziendali.
I primi due indicatori di entrambi i moduli riguardano le informazioni generali. Nel modulo base, l’indicatore B1 definisce la base per la redazione del report fornendo informazioni generali sull’impresa per comprendere la strategia aziendale sostenibile, mentre l’indicatore B2 descrive le pratiche, politiche e iniziative per la transizione verso un’economia sostenibile già attivate. Il modulo completo integra queste informazioni con l’indicatore C1, relativo al modello di business e alle iniziative legate alla sostenibilità, e il C2, che descrive le pratiche, politiche e iniziative future per la transizione sostenibile, fornendo così una visione completa dell’approccio strategico dell’azienda. Questi indicatori trovano riscontro nelle norme ISO indicate nel paragrafo precedente.
Oltre alle informazioni generali, gli indicatori riportati nei due moduli sono suddivisi nelle tre metriche ESG:
- Metriche Ambientali
L’area ambientale copre diversi punti del modulo base: il B3 sull’energia ed emissioni di gas serra che misura il consumo energetico totale distinguendo tra rinnovabili e non rinnovabili, le emissioni GHG Scope 1 e Scope 2, oltre all’intensità delle emissioni GHG sul fatturato; il B4 sull’inquinamento di aria, acqua e suolo, richiesto solo quando già obbligatorio per legge; il B5 sulla biodiversità che identifica i siti in aree sensibili; il B6 sulle risorse idriche che monitora il prelievo d’acqua totale e il consumo in aree a stress idrico per le imprese ad alto consumo; il B7 su risorse, economia circolare e rifiuti che valuta l’applicazione dell’economia circolare, i rifiuti generati per tipo, quelli riciclati o riusati e i flussi di materiali per settori rilevanti come il manifatturiero. Il modulo completo integra il punto C3 sugli obiettivi di riduzione delle emissioni GHG e transizione climatica e il C4 sui rischi climatici identificati per l’analisi della vulnerabilità climatica.
Tutti questi aspetti possono essere gestiti efficacemente adottando sistemi di gestione come la ISO 14001 per l’ambiente, la ISO 50001 per l’energia e, trasversalmente, dalla ISO 9001 per la qualità per i processi trasversali.
- Metriche Sociali
La dimensione sociale nel modulo base si articola attraverso il punto B8 sulla forza lavoro che caratterizza i dipendenti per tipo di contratto, genere e paese di provenienza, includendo il tasso di turnover per imprese con oltre 50 dipendenti; il B9 sulla salute e sicurezza che monitora numero e tasso di incidenti sul lavoro, morti e malattie professionali; il B10 su retribuzione, contrattazione e formazione che copre il salario minimo garantito, il gender pay gap per imprese con oltre 150 dipendenti, la contrattazione collettiva e le ore di formazione medie per dipendente. Il modulo completo aggiunge il punto C5 sulle ulteriori caratteristiche della forza lavoro con focus sul rapporto donne/uomini nel management, il C6 sulle politiche e processi sui diritti umani e il C7 sugli episodi gravi di violazione dei diritti umani per il monitoraggio e la gestione dei rischi.
Questi ambiti trovano corrispondenza in standard come la ISO 45001 per la salute e sicurezza sul lavoro, la SA 8000 e la PAS 24000 per la responsabilità sociale, la UNI/PdR 125 per la parità di genere, con il contributo trasversale della ISO 9001 per il miglioramento dei processi interni.
- Metriche di Governance
Infine, la sezione governance include nel modulo base l’indicatore B11 su condanne e sanzioni per corruzione e concussione per valutare l’etica e l’integrità aziendale, mentre il modulo completo aggiunge l’indicatore C8 sui ricavi da determinati settori ed esclusione dai benchmark di riferimento UE per garantire trasparenza su attività sensibili e il C9 sul rapporto di diversità di genere nell’organo di governance per promuovere una governance inclusiva. Il carattere volontario dello standard permette alle PMI di valutare autonomamente quali indicatori risultino pertinenti ai propri processi operativi, consentendo un approccio graduale e sostenibile all’implementazione della rendicontazione di sostenibilità senza imporre oneri sproporzionati rispetto alle dimensioni aziendali.
Le tematiche di governance sono affrontate in norme come la ISO 37001 per la prevenzione della corruzione, la ISO/IEC 27001 per la sicurezza delle informazioni, la UNI/PdR 125 per la diversità di genere e la PAS 24000 per la responsabilità sociale, oltre al supporto trasversale fornito dalla ISO 9001.
Conclusioni
La convergenza tra VSME e standard ISO dimostra le opportunità significative per le PMI già certificate.
Le aziende possono utilizzare i sistemi di gestione esistenti come fondamenta per la rendicontazione di sostenibilità, riducendo costi e tempi di implementazione. Una PMI con certificazioni multiple ha già copertura per la maggior parte degli indicatori necessari per la rendicontazione ESG, rappresentando un vantaggio competitivo nel mercato della sostenibilità.
I sistemi di gestione, quindi, non solo facilitano l’integrazione dei requisiti ESG nei processi aziendali, ma rappresentano vere e proprie opportunità strategiche per le PMI che intendono approcciare in modo credibile e graduale la sostenibilità.
di Carlo Salamone, Technical Manager KS Certification Sagl